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Il governo civile
L'ordine ritornò gradualmente nel paese a partire dall'amministrazione di Prudente José de Moraes Barros, che inaugurò la serie di esecutivi guidati da esponenti civili. L'ex governatore di São Paulo, Manuel Ferraz de Campos Salles, divenuto presidente della Repubblica nel 1898, adottò le energiche misure indispensabili a riattivare un'economia nazionale ormai prossima al collasso, anche grazie a un consistente prestito internazionale, che rafforzò le finanze brasiliane e dette respiro alla produzione e agli scambi commerciali.
Le produzioni di caffè e caucciù presero a crescere stabilmente, ma tra il 1906 e il 1910 il loro prezzo sul mercato mondiale calò bruscamente, determinando l'aprirsi di una nuova congiuntura economica sfavorevole, a sua volta generatrice di agitazioni sociali e politiche. Lo scoppio della prima guerra mondiale provocò un forte aumento della domanda estera cui anche il Brasile poté contribuire, alleviando in parte la sua grave situazione economica.
Inizialmente neutrale, per gli attacchi subiti dalle sue navi da parte della flotta tedesca, il Brasile sospese le relazioni diplomatiche con la Germania e nell'ottobre del 1917 entrò in guerra a fianco degli Alleati.
Nell'immediato dopoguerra il processo di riconversione dell'economia a un regime di pace rese necessari forti tagli nell'industria e un drastico ridimensionamento delle commesse e della spesa pubblica. Nel luglio del 1924 una lunga e diffusa catena di agitazioni sfociò in un'insurrezione antigovernativa che ebbe il suo epicentro a São Paulo. Gran parte dell'esercito rimase a fianco del presidente Artur da Silva Bernardes, e i ribelli furono sconfitti dopo più di sei mesi di guerra civile, durante la quale fu introdotta (e poi non più sospesa sino alla fine del mandato) la legge marziale. L'aggravarsi del quadro economico internazionale e interno causò anche in seguito ondate di radicalismo e moltissimi scioperi, dichiarati infine illegali dal governo nell'agosto del 1927, contestualmente al varo di altre severe misure anticomuniste.

L'età di Vargas
Alle elezioni presidenziali del marzo 1930 il candidato governativo Julio Prestes si impose su Getulio Dornelles Vargas, esponente degli ambienti nazionalisti e degli interessi del Rio Grande do Sul. Garantitosi il sostegno di numerosi militari e leader politici, questi promosse una rivolta contro il governo e, dopo breve tempo, assunse tutti i poteri in qualità di presidente provvisorio.
Nel tentativo di superare le difficoltà economiche del paese, Vargas intese ridurre la disponibilità di caffè sul mercato internazionale (aumentandone così il prezzo), acquistando e distruggendo, a spese dello Stato, il surplus di produzione; i costi dell'operazione aggravarono tuttavia nell'immediato la situazione debitoria del paese verso i suoi creditori esteri. Dopo aver represso nel sangue una nuova rivolta scoppiata nel 1932 a São Paulo, per dare una risposta definitiva al problema dell'ormai cronica instabilità del quadro politico interno, Vargas convocò un'Assemblea costituente (1933) che mise a punto una nuova Costituzione; essa prevedeva drastiche riduzioni dei poteri degli stati locali, il suffragio alle donne, l'assistenza sociale per i lavoratori e l'elezione dei futuri presidenti della repubblica da parte del Congresso.
Rieletto alla presidenza sulla base della nuova carta fondamentale, Vargas dovette affrontare la forte opposizione dell'ala radicale del movimento laburista brasiliano, e nel 1935 una serie di abortiti tentativi insurrezionali gli fornì l'occasione per introdurre la legge marziale e governare per decreto. La radicalizzazione dello scontro politico che seguì, in un contesto di peggioramento anche del quadro economico, vide il governo oggetto della convergente azione di opposizione, spesso violenta, di movimenti estremisti; tra questi ottenne crescenti consensi nella classe media il partito filonazista detto "integralista". Nel novembre del 1937, prima della scadenza del suo mandato, Vargas sciolse il Congresso e proclamò una nuova Costituzione che gli conferiva poteri dittatoriali, dando vita a un regime ispirato a quelli nazifascisti al potere in Germania e in Italia.



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