Le amministrazioni Kubitschek, Quadros e Goulart
L'ex governatore del Minas Gerais, Juscelino Kubitschek, vinse
le elezioni presidenziali dell'ottobre 1955 con l'appoggio dei
sostenitori di Vargas e dei comunisti. Egli annunciò
un ambizioso programma quinquennale di sviluppo economico, sostenuto
da un consistente prestito della Banca americana di import-export,
e avviò la costruzione della nuova capitale federale,
Brasilia. La rapida crescita industriale di quegli anni si sovrappose
alla contemporanea caduta dei prezzi internazionali del caffè
e l'inflazione provocò numerose rivolte e scioperi di
lavoratori e studenti.
Nel gennaio del 1961 il neopresidente Junio da Silva Quadros
promosse un rigoroso programma di tagli alle spese statali,
avviando inoltre una decisa azione tesa a stroncare la piaga
della corruzione, ampiamente diffusasi nel corso della precedente
amministrazione. Dopo le inaspettate dimissioni di Quadros,
i militari si opposero all'assunzione dei poteri da parte del
vicepresidente João Belchoir Marques Goulart, ritenuto
simpatizzante del regime castrista a Cuba. Solo una riforma
costituzionale che toglieva gran parte dei poteri al presidente
rese possibile il passaggio di consegne, ma un anno dopo essere
entrato in carica (settembre 1961) Goulart indisse e vinse un
referendum per verificare il sostegno popolare a un ritorno
al regime presidenziale (gennaio 1963). Forte della ritrovata
autorità, il presidente si apprestò a realizzare
un vasto piano di riforme, decretando agli inizi del 1964 l'entrata
in vigore di controlli sui livelli degli affitti, la nazionalizzazione
delle raffinerie petrolifere, l'espropriazione delle terre non
coltivate e limitazioni all'esportazione dei capitali. Due mesi
dopo l'annuncio di queste misure, il governo fu rovesciato dai
militari; Goulart riparò in Uruguay e il generale Humberto
Castelo Branco, capo di stato maggiore dell'esercito, prese
il suo posto alla guida del paese.
Il governo militare
Il nuovo regime, con i poteri straordinari conferitigli dall'Atto
istituzionale firmato in aprile, eliminò ogni opposizione
politica e restrinse i diritti politici, adottando inoltre versioni
addolcite di molte riforme prefigurate da Goulart, specialmente
in materia di controlli statali sui livelli dei prezzi e dei
salari. Una legge del 1965 restrinse le libertà civili,
accrebbe le funzioni del governo e reintrodusse l'elezione del
presidente e del suo vice da parte del Congresso. Il resto del
decennio trascorse sotto il regime del maresciallo Artur da
Costa e Silva, durante il quale il miglioramento della situazione
economica nazionale si unì a una caratterizzazione sempre
più autoritaria delle istituzioni e a un intensificarsi
della repressione di ogni forma di opposizione politica. Quest'ultima
tendenza fu accentuata dal successore di Costa, il generale
Emílio Garrastazú Médici, che intensificando
le misure repressive provocò un incremento dell'attivismo
dei gruppi rivoluzionari. Nel contempo la crescita economica
generale e lo sviluppo delle vaste regioni dell'interno del
paese promosse dal governo risultarono soffocate dagli alti
costi dell'energia, dall'inflazione incontrollata e da una bilancia
commerciale in forte deficit.
Il quadro rimase immutato durante i due successivi mandati dei
generali Ernest Geisel e João Baptista de Oliveira Figueiredo.
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